1. «In via Di Vittorio si vive senza paura»

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    By jaspee il 15 Feb. 2013
     
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    ARTICOLO SUL CITTADINO su Via di Vittorio 15/02/2013





    «Un paese nel paese, dove tutti si conoscono»: su questa definizione di via Di Vittorio, tutti i membri del comitato di quartiere concordano. Prima le polemiche per lo spettacolo al Troisi, poi l’anonimo ed enigmatico volantinaggio antimafia: due episodi che, nelle ultime settimane, hanno concentrato i riflettori sul contesto della via di Certosa. Rinfrescando così, secondo i soci del comitato spontaneo Parri-Di Vittorio, giovane sodalizio nato nel luglio 2012 dalla coesione di una quarantina di soci, una nomea negativa che giudicano inappropriata, fossilizzata sul passato ed in ogni caso denigratoria. «I fatti sono fatti - così il presidente Italo Scardovelli -, non si può rinnegare la storia: certi episodi negativi accaduti in passato non vanno nascosti, ma via Di Vittorio non si riduce a quello. Negli ultimi anni, poi, la situazione è migliorata tantissimo: qui c’è vita, c’è integrazione». Nonostante questo, i residenti della zona continuano ad essere penalizzati da una cattiva reputazione che, denunciano, inficia l’onestà della stragrande maggioranza dei ben 6mila abitanti. «L’etichetta si sente molto. I ragazzi che vanno a scuola a San Donato, appena individuati come provenienti da via Di Vittorio, vengono discriminati»: la constatazione condivisa è quella secondo cui, nel comune sentire, «la nostra via è considerata non appartenente al resto della città». Colpa di un passato problematico, che l’ha vista essere, negli anni Settanta e Ottanta, sede di domicilio coatto di personalità legate alla malavita mafiosa, cosa che ha favorito il radicarsi di situazioni di criminalità. Nel 2009, un importante blitz ha portato a diversi arresti per spaccio di droga. Il racconto di questa vicenda, un paio di settimane fa, durante una rappresentazione per le scuole al Troisi, aveva provocato una levata di scudi da parte di alcuni residenti, poi rapidamente rientrata. «Le reazioni sono state spropositate - così Stefania Frau, riassumendo l’opinione del gruppo -, come a voler sminuire ciò che è successo in passato». Quello su cui andrebbe posto l’accento e che non viene mai sottolineato, invece, è che «qui si respira aria di paese, si vive bene, senza paure». Proprio l’ubicazione decentrata rispetto al centro cittadino, se da una parte ha favorito un certo isolamento dal cuore della vita sandonatese, d’altro canto ha fatto sì che si instaurasse un’atmosfera paesana considerata una garanzia di sicurezza. «Abito qui, felicemente, da 23 anni - dice Sonia Cavagna -: è un quartiere vivo, dove la sera mi fido a fare uscire le mie figlie col cane», senza dimenticare che, come sottolinea Lorenzo Jasparro, «poche vie hanno i servizi che abbiamo noi, siamo serviti di tutto. Sono nato a Milano e trasferito qui nel 1991: non me ne andrei mai». Una rivendicazione chiara, quella del comitato: non nascondere il passato, ma guardare senza pregiudizi al presente.
    Riccardo Schiavo
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